sabato 14 aprile 2012

Ancora combattimenti

Continuano i combattimenti al confine tra Sudan e Sud Sudan. Lo Spla ha fatto sapere di aver respinto l'attacco delle Saf su Heglig, mentre nuove bombe sono cadute su Bentiu. Questa volta sganciate da un Mig, più precise quindi.

Metto qui di seguito l'articolo che ho scritto oggi per il Fatto Quotidiano online e che può essere letto anche qui.

La guerra ufficialmente non è ancora stata dichiarata. Ma è difficile trovare un altro nome per i combattimenti che sono in corso, ormai da quasi una settimana, al confine tra la repubblica delSudan e quella del Sud Sudan. Difficile dire chi ha iniziato, anche perché non si tratta dei primi scontri tra i due paesi. Quel che è certo è che martedì l’Esercito popolare per la liberazione del Sudan (Spla), l’ex gruppo ribelle diventato esercito regolare della nuova repubblica sud-sudanese, ha conquistato Heglig, centro abitato dello stato sudanese del Kordofan meridionale, dai cui pozzi petroliferi Khartoum ricava circa la metà dei suoi 115mila barili di greggio al giorno. Ovvero la maggior parte del petrolio rimasto entro i confini del Sudan dopo la secessione e l’indipendenza, il 9 luglio 2011, del Sud Sudan.

giovedì 12 aprile 2012

I due Sudan alla guerra (?)

Il punto di domanda tra parentesi è voluto. Perché a leggere le notizie in arrivo da Khartoum, da Juba e dalle aree di confine tra i due paesi la guerra sembra ormai un dato di fatto. Quindi ci vorrebbe un'affermazione, non una domanda. Ma formalmente la guerra non è ancora dichiarata, quindi forse un margine di manovra rimane. Mi chiedo se sia solo una mia speranza (irrazionale, purtroppo, perché gli eventi e le parole usate in questi giorni fanno pensare a tutt'altro), o se anche i responsabili politici a Khartoum e a Juba non stiano pericolosamente giocando con il fuoco, alzando i toni e il livello dello scontro sul terreno in una dimostrazione di forza che però rischia di sfuggire loro di mano.

mercoledì 11 aprile 2012

Nuovi scontri nelle aree petrolifere. E il limbo legale dei sud-sudanesi in Sudan




Gli scontri al confine tra Sudan e Sud Sudan sono ricominciati. E questa volta lo Spla è riuscito ad assicurarsi il controllo del più importante campo petrolifero sudanese, quello di Heglig. L'ha confermato alla BBC lo stesso portavoce dell'esercito di Khartoum, il colonnello Khalid Sawarmi, ammettendo che le Saf sono state sconfitte. Naturalmente ci sono divergenze sulle ragioni dello scontro: Sawarmi ha detto che le truppe sud-sudanesi hanno attaccato per prime, il portavoce dello Spla, Philip Aguer, sostiene invece che i soldati di Juba hanno reagito a un attacco aereo del Sudan nelle aree petrolifere dello stato sud-sudanese di Unity.

mercoledì 4 aprile 2012

Tra video ed emozione

Quasi per caso, sono incappata oggi pomeriggio nel documentario "Egypt: the other homeland" sul sito di Al-Jazeera English (sì, ancora lei!). Quando ho capito di che si trattava, ho immediatamente schiacciato il play, anche se avrei dovuto concentrarmi su altre cose.
Be', è stata un'emozione. Grecia ed Egitto sono due paesi che amo. E ho uno splendido ricordo di Alessandria, di un weekend di inizio novembre, ormai più di nove anni fa, passato tra la biblioteca da poco riaperta, la spiaggia e le scorpacciate di pesce nei ristoranti vicino alla Corniche. Anche se non era più l'Alessandria raccontata nel documentario, quella precedente al colpo di stato del '52, era difficile non sentire un'aria familiare, pienamente mediterranea seppur in contesto arabo. Una percezione che condivideva anche Marija, la mia adorata coinquilina del Cairo, che con il suo background balcanico sapeva bene a cosa mi riferivo.

martedì 3 aprile 2012

Questione di immagine: al-Jazeera e le notizie dai due Sudan

Non è sempre semplice seguire i fatti africani da lontano. Bisogna affidarsi ad agenzie, giornali e network internazionali, che talvolta semplificano troppo, o travisano, le informazioni che ricevono. Ma se ci sono le immagini, tutto sembra più semplice. E se c'è un canale attraverso cui poter accedere a una copertura efficace, anche attraverso le immagini, questo è al-Jazeera English.
Come in tutti gli altri casi di grandi network o di più o meno piccole agenzie e testate giornalistiche, anche al-Jazeera non è immune da possibili semplificazioni, travisamenti o dal sospetto che su certe questioni il suo editore, lo stato (e quindi lo sceicco) del Qatar, abbia una "hidden agenda". Ciò non toglie però che sul Medio Oriente e l'Africa (ma non solo) la copertura sia ottima e spesso il network riesca a dare informazioni o a imbandire dibattiti che altri non hanno. Facendo anche qualche bello scoop.

mercoledì 28 marzo 2012

Scontri tra i due Sudan, tra aggiornamenti e assurdità

Sono passati altri due giorni, ma non ci sono particolari novità sugli scontri al confine tra Sudan e Sud Sudan, che sarebbero ancora in corso. Dalla capitale dello stato di Unity, Bentiu, arriva la notizia che l'aviazione sudanese ha ripreso, anche la notte scorsa, i bombardamenti all'interno dei confini del Sud Sudan, mentre da Khartoum il capo dei servizi segreti sudanesi, Mohammed Atta al-Moula, ha accusato l'esercito sud-sudanese di essere entrato in territorio sudanese, ma ha escluso che i militari di Juba siano riusciti a entrare nei campi petroliferi di Heglig.

lunedì 26 marzo 2012

Sudan e Sud Sudan, violenti scontri al confine

Le notizie che arrivano da Khartoum e da Juba sono pessime. E ancora piuttosto confuse, a dir la verità. Districarsi tra le versioni ufficiali e divergenti dei due governi non è facile, capire quello che è successo veramente oggi quasi impossibile. E allora andiamo con calma e cerchiamo di fare il punto della situazione, quantomeno per quello che è trapelato finora.

Il primo a lanciare il breaking news su Twitter è @wasilalitaha, giornalista del Sudan Tribune, che verso le 19 italiane posta un tweet in cui riporta la notizia data dall'esercito sudanese secondo cui durante la giornata ci sarebbero stati scontri al confine con l'esercito sudsudanese, lo Spla, mentre i ribelli darfuriani del Jem avrebbero attaccato i pozzi petroliferi di Heglig, in Kordofan meridionale, quindi all'interno dei nuovi confini del Sudan.

sabato 17 marzo 2012

Clooney e i tweeps sudanesi: cronaca di una giornata particolare

Una giornata intensa tra i tweeps sudanesi, quella di ieri. Iniziata come sempre, con notizie e commenti che riguardano il paese, man mano che le ore passavano ha preso una piega diversa. Mentre da Khartoum la giornalista e blogger Maha el-Sanosi, alias @MimzicalMimz, raccontava della sua visita al marito di un'insegnante e attivista nuba, Jalila Khamis Koko, prelevata dai servizi segreti nella notte di quattro giorni fa e da allora sparita, Moez Ali, alias @his_moezness, già iniziava a fare dell'amara ironia su George Clooney, il suo incontro con Barak Obama e il suo attivismo pro-Sudan. All'hashtag #FreeJalila, si alternava quindi lo #SlapGeorgeClooney (date uno schiaffo a George Clooney). Perché "la politica non è un posto per la filantropia o l'altruismo" e perché "sì, il Sudan ha bisogno dell'attenzione dei media. Ma non del tipo che Clooney cerca".

giovedì 15 marzo 2012

Da Kony2012 a Clooney: quanto serve questo tipo di attivismo made in USA?

Kony2012 sta spopolando. Il video, perfettamente confezionato da "Invisible Children", ong americana, con la dichiarata intenzione di cambiare la storia dell'Uganda e del mondo facendo arrestare lo storico leader del Lord's Resistance Army (LRA), Joseph Kony, è riuscito nel suo intento di diventare virale ed è stato già visto da più di 100 milioni di utenti. Un record assoluto. Che, secondo gli autori, dovrebbe costituire il primo passo per cambiare (appunto) la storia, invece di studiarla.


domenica 4 marzo 2012

L'Italia e l'incuria

Grazie a un amico che l'ha postato su Facebook, mi sono appena imbattuta in questo bell'articolo di Gian Antonio Stella. Un articolo amaro, che si chiude con una speranza quasi utopica per questo paese: rilanciare e investire nella cultura, a iniziare dalla scuola di base, per fermare l'incuria, il degrado, la corruzione. Dice Stella:
 I confronti su 125 nazioni, stando ai dati dell'Università di Costanza, non lasciano dubbi: dove c'è più cultura c'è più innovazione, più sviluppo, più ricchezza e meno corruzione.
Rovesciamo: dove c'è meno cultura c'è meno innovazione, meno sviluppo, meno ricchezza, più corruzione.

Non mi sembra niente di particolarmente rivoluzionario. Mi spiego meglio: sarebbe rivoluzionario se l'Italia facesse un percorso di questo tipo. Ma in sé l'idea che più cultura e ricerca portano più innovazione, più sviluppo e quindi più ricchezza mi pare lapalissiano.
Ma evidentemente per decenni in questo paese i cosiddetti "decisori politici" non se ne sono resi conto. O se l'hanno fatto, hanno preferito non darlo a vedere e non agire di conseguenza. E ora chi, per sua ostinata e donchisciottesca testardaggine, ha comunque investito a livello personale su studio e cultura si trova di fronte a una scelta a senso unico: o vivere di briciole ed espedienti oppure portare all'estero le capacità e il bagaglio più o meno grande di sapere che ha accumulato e che qui in Italia, se anche riconosciuto, non trova nessuno spazio e non viene apprezzato.