Mentre la data dell'indipendenza del Sud Sudan si avvicina, i negoziati in corso ad Addis Abeba, mediati dal Panel di alto livello dell'Unione Africana (Auhip) guidato dall'ex presidente sudafricano Thabo Mbeki, sembrano iniziare a dare qualche frutto. Ieri sera la prima notizia: il governo di Khartoum e lo Splm-Nord hanno raggiunto un accordo-quadro sulle "due aree", ovvero il Kordofan meridionale e il Nilo Azzurro, i due stati del Nord Sudan che hanno, in parte, combattuto con il Sud durante la guerra civile.
Un accordo-quadro che affronta nodi sia politici che militari. Sul piano politico, infatti, le due parti si son messe d'accordo per dare vita a una partnership politica, attraverso la formazione di un Joint Political Committeee che dovrà occuparsi di tutte le questioni rilevanti che riguardano i due stati. Su quello militare, il testo dell'accordo stabilisce che la Repubblica del Sudan avrà un solo esercito e che gli effettivi Spla che vengono dai due stati in questione sono a tutti gli effetti cittadini del Nord Sudan. Quindi, saranno assorbiti, "con modalità e in tempi che devono essere decisi", nelle Saf o in altre istituzioni di sicurezza.
Trattandosi di un accordo-quadro, c'è la struttura ossea ma manca la ciccia. Sui dettagli quindi Ncp e Splm-N ricominceranno a negoziare da domani. Anche se l'accordo di ieri dà alle parti 30 giorni per definire finire il lavoro, la strada è quindi ancora lunga e accidentata. Perché poi è sui dettagli che spesso le procedure si inceppano. Se si riuscisse ad arrivare a una cessazione delle ostilità in Kordofan meridionale, da dove le testimonianze continuano a parlare di una situazione drammatica, sarebbe comunque già un tassello importante.
In ogni caso, la firma di ieri è già un primo passo, che segue di soli otto giorni la firma dell'accordo transitorio sull'area di Abyei, sempre negoziato ad Addis Abeba con la mediazione dell'Auhip, questa volta dall'Ncp per il governo di Khartoum e dello Splm al governo a Juba. Lunedì 27 il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha accettato di mandare 4200 caschi blu etiopi nell'area, come previsto dall'accordo. Nei prossimi giorni, quindi il primo contingente dovrebbe arrivare sul terreno, mentre Spla e Saf dovrebbero ritirarsi. Staremo a vedere se la tabella di marcia decisa ad Addis Abeba sarà rispettata.
L'accordo su Abyei è essenzialmente un accordo sulla sicurezza, che quindi non risolve né affronta il nodo politico di Abyei. Anche in questo caso, quindi, è un primo passo, ma molto lavoro deve ancora essere fatto. Un altro accordo sulla sicurezza, questa volta riguardante il confine tra Nord e Sud, è stato raggiunto oggi, sempre ad Addis Abeba.
Per quanto possano essere determinanti, con accordi che riguardano la sola sicurezza non si va lontano. Non si risolvono i problemi alla radice, non si esce dallo schema della contrapposizione di forze armate, non si dice nulla su come i due nuovi Sudan saranno governati. Ma probabilmente questo è quello che vogliono entrambi i governi, molto presi - entrambi - da altri problemi interni, di tenuta e stabilità del loro potere. Una pace armata è comunque meglio di una guerra, ma non è detto che eviti un'instabilità diffusa come quella che in questi primi mesi del 2011 ha già fatto circa 1400 morti nel solo Sud Sudan.
Un accordo-quadro che affronta nodi sia politici che militari. Sul piano politico, infatti, le due parti si son messe d'accordo per dare vita a una partnership politica, attraverso la formazione di un Joint Political Committeee che dovrà occuparsi di tutte le questioni rilevanti che riguardano i due stati. Su quello militare, il testo dell'accordo stabilisce che la Repubblica del Sudan avrà un solo esercito e che gli effettivi Spla che vengono dai due stati in questione sono a tutti gli effetti cittadini del Nord Sudan. Quindi, saranno assorbiti, "con modalità e in tempi che devono essere decisi", nelle Saf o in altre istituzioni di sicurezza.
Trattandosi di un accordo-quadro, c'è la struttura ossea ma manca la ciccia. Sui dettagli quindi Ncp e Splm-N ricominceranno a negoziare da domani. Anche se l'accordo di ieri dà alle parti 30 giorni per definire finire il lavoro, la strada è quindi ancora lunga e accidentata. Perché poi è sui dettagli che spesso le procedure si inceppano. Se si riuscisse ad arrivare a una cessazione delle ostilità in Kordofan meridionale, da dove le testimonianze continuano a parlare di una situazione drammatica, sarebbe comunque già un tassello importante.
In ogni caso, la firma di ieri è già un primo passo, che segue di soli otto giorni la firma dell'accordo transitorio sull'area di Abyei, sempre negoziato ad Addis Abeba con la mediazione dell'Auhip, questa volta dall'Ncp per il governo di Khartoum e dello Splm al governo a Juba. Lunedì 27 il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha accettato di mandare 4200 caschi blu etiopi nell'area, come previsto dall'accordo. Nei prossimi giorni, quindi il primo contingente dovrebbe arrivare sul terreno, mentre Spla e Saf dovrebbero ritirarsi. Staremo a vedere se la tabella di marcia decisa ad Addis Abeba sarà rispettata.
L'accordo su Abyei è essenzialmente un accordo sulla sicurezza, che quindi non risolve né affronta il nodo politico di Abyei. Anche in questo caso, quindi, è un primo passo, ma molto lavoro deve ancora essere fatto. Un altro accordo sulla sicurezza, questa volta riguardante il confine tra Nord e Sud, è stato raggiunto oggi, sempre ad Addis Abeba.
Per quanto possano essere determinanti, con accordi che riguardano la sola sicurezza non si va lontano. Non si risolvono i problemi alla radice, non si esce dallo schema della contrapposizione di forze armate, non si dice nulla su come i due nuovi Sudan saranno governati. Ma probabilmente questo è quello che vogliono entrambi i governi, molto presi - entrambi - da altri problemi interni, di tenuta e stabilità del loro potere. Una pace armata è comunque meglio di una guerra, ma non è detto che eviti un'instabilità diffusa come quella che in questi primi mesi del 2011 ha già fatto circa 1400 morti nel solo Sud Sudan.
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