Le notizie che arrivano dal Kordofan meridionale continuano a essere estremamente preoccupanti, come ben racconta Alan Boswell sul TIME. Qualche dato: UNMIS, la missione Onu in Sudan, riportava ieri la notizia di un bombardamento su Kauda, simile a quelli condotti sulla capitale Kadugli e su altre città dello stato. Di Antonov visti caricare bombe e di Mig in rientro all'aeroporto di Khartoum parla nel suo blog anche Nicholas Kay, ambasciatore britannico in Sudan. La situazione umanitaria nel frattempo peggiora, come denunciano testimoni oculari, organizzazioni religiose e UN Ocha. Oggi, un lancio del SCRN, il network radiofonico della Chiesa Cattolica, che trasmette anche dai Monti Nuba, riportava la notizia dell'uccisione di due cittadini sudanesi, membri dello staff delle Nazioni Unite a Kadugli, freddati sotto gli occhi dei caschi blu egiziani di stanza nella città. E mentre il presidente Obama ha fatto appello alle parti perchè si accordino su un cessate-il-fuoco, in serata un lancio della Reuters ha diffuso la notizia di scontri tra Saf e Spla nell'area di Abyei, sul fiume Kiir/Bahr al-Arab, che ormai fa da linea di confine (e del fronte) tra i due eserciti.
Ma perché il Kordofan meridionale e perché ora? Come si vede dalla mappa, il Kordofan meridionale non è parte del Sud. E' uno degli stati più meridionali del Nord, che confina con quello che dal 9 luglio diventerà il 54° stato africano. Oltre che con il Sud Sudan, in particolare con gli stati petroliferi di Unity e dell'Upper Nile, il Kordofan meridionale confina anche con l'area di Abyei e con il Darfur meridionale. L'importanza strategica data dalla posizione è accresciuta da un altro elemento particolarmente rilevante: il Kordofan meridionale è l'unico stato petrolifero del Nord Sudan. Per Khartoum quindi mantenerne il controllo è fondamentale.
Anche per lo Splm il Kordofan meridionale è molto importante. I nuba che abitano parte dello stato hanno combattuto con fianco del Sud durante la guerra civile che si è conclusa nel 2005. Quindi non solo il partito, l'ala politica dell'ex movimento ribelle, è ben radicato nello stato, ma anche il suo braccio militare. In questi sei anni di trattato di pace nello stato sono state dispiegate le Joint Integrated Units (Jiu), composte sia da Saf che da Spla nuba. In vista della scadenza del Cpa, il 9 luglio, a maggio le Saf hanno dato un ultimatum di fatto alle truppe Spla (o ex Spla, visto che Juba continua in questi giorni a dire che gli ex ribelli negli stati del Nord non sono più parte dell'ormai esercito regolare meridionale), chiedendo loro di ritirarsi a Sud del futuro confine internazionale entro il 1° giugno o di rischiare un disarmo forzato.
La cosa non vale solo per il Kordofan meridionale, ma anche per lo stato del Blue Nile. Anche la parte meridionale di questa regione è abitata da popolazioni africane che hanno combattuto al fianco del Sud durante la guerra civile, nelle fila dello Spla. Ma diversamente dal Kordofan meridionale, il governatore del Blue Nile è un Splm: Malik Agar, ex leader militare nella regione durante la guerra e ora presidente dello Splm Nord, che con l'indipendenza del Sud Sudan diventerà un partito a se stante.
Il Kordofan meridionale non ha votato nell'aprile 2010 come tutto il resto del paese. Ncp e Splm, rispettivamente guidati nello stato dal governatore Ahmed Haroun e dal vice-governatore Abdel Aziz al-Hilu, ex leader militare nuba, non si sono trovati d'accordo sui risultati del censimento del 2009, che è stato quindi rifatto. Le elezioni sono state rimandate per più di un anno e alla fine si sono svolte solo a inizio maggio 2011. A sfidarsi alle urne per il posto di governatore proprio i due pesi massimi della politica locale. I risultati ufficiali hanno consegnato la vittoria a Haroun, anche se con un vantaggio minimo. Al-Hilu e lo Splm Nord hanno accusato di brogli l'Ncp, rifiutandosi di accettare il risultato elettorale.
Da inizio maggio, quindi, la tesione politica è andata crescendo, peggiorato dall'ultimatum delle Saf allo Spla. Che da Juba ha risposto dicendo non solo che, come dicevamo, gli ex ribelli ancora stanziati in Kordofan meridionale e Blue Nile non sono più parte dell'esercito meridionale, ma che, trattandosi di cittadini a tutti gli effetti settentrionali, non possono in nessun caso essere "richiamati" a Sud, una regione (e nuovo stato tra solo qualche settimana) di cui non fanno parte e dove vivrebbero da stranieri.
Il problema del Kordofan meridionale è quindi innanzitutto interno al Nord. Per quanto siano forti i legami tra Splm a Juba e Splm nel Nord, e tra Spla nel Sud ed ex-Spla nei due stati settentrionali, il Kordofan meridionale è e rimarrà anche dopo il 9 luglio parte del Nord. Ma una crisi così seria appena al di sopra del confine tra Nord e Sud non può che far aumentare la tensione tra i due paesi, già oltre il livello di guardia.
La mappa è stata presa da www.menasborders.com |
Anche per lo Splm il Kordofan meridionale è molto importante. I nuba che abitano parte dello stato hanno combattuto con fianco del Sud durante la guerra civile che si è conclusa nel 2005. Quindi non solo il partito, l'ala politica dell'ex movimento ribelle, è ben radicato nello stato, ma anche il suo braccio militare. In questi sei anni di trattato di pace nello stato sono state dispiegate le Joint Integrated Units (Jiu), composte sia da Saf che da Spla nuba. In vista della scadenza del Cpa, il 9 luglio, a maggio le Saf hanno dato un ultimatum di fatto alle truppe Spla (o ex Spla, visto che Juba continua in questi giorni a dire che gli ex ribelli negli stati del Nord non sono più parte dell'ormai esercito regolare meridionale), chiedendo loro di ritirarsi a Sud del futuro confine internazionale entro il 1° giugno o di rischiare un disarmo forzato.
La cosa non vale solo per il Kordofan meridionale, ma anche per lo stato del Blue Nile. Anche la parte meridionale di questa regione è abitata da popolazioni africane che hanno combattuto al fianco del Sud durante la guerra civile, nelle fila dello Spla. Ma diversamente dal Kordofan meridionale, il governatore del Blue Nile è un Splm: Malik Agar, ex leader militare nella regione durante la guerra e ora presidente dello Splm Nord, che con l'indipendenza del Sud Sudan diventerà un partito a se stante.
Il Kordofan meridionale non ha votato nell'aprile 2010 come tutto il resto del paese. Ncp e Splm, rispettivamente guidati nello stato dal governatore Ahmed Haroun e dal vice-governatore Abdel Aziz al-Hilu, ex leader militare nuba, non si sono trovati d'accordo sui risultati del censimento del 2009, che è stato quindi rifatto. Le elezioni sono state rimandate per più di un anno e alla fine si sono svolte solo a inizio maggio 2011. A sfidarsi alle urne per il posto di governatore proprio i due pesi massimi della politica locale. I risultati ufficiali hanno consegnato la vittoria a Haroun, anche se con un vantaggio minimo. Al-Hilu e lo Splm Nord hanno accusato di brogli l'Ncp, rifiutandosi di accettare il risultato elettorale.
Da inizio maggio, quindi, la tesione politica è andata crescendo, peggiorato dall'ultimatum delle Saf allo Spla. Che da Juba ha risposto dicendo non solo che, come dicevamo, gli ex ribelli ancora stanziati in Kordofan meridionale e Blue Nile non sono più parte dell'esercito meridionale, ma che, trattandosi di cittadini a tutti gli effetti settentrionali, non possono in nessun caso essere "richiamati" a Sud, una regione (e nuovo stato tra solo qualche settimana) di cui non fanno parte e dove vivrebbero da stranieri.
Il problema del Kordofan meridionale è quindi innanzitutto interno al Nord. Per quanto siano forti i legami tra Splm a Juba e Splm nel Nord, e tra Spla nel Sud ed ex-Spla nei due stati settentrionali, il Kordofan meridionale è e rimarrà anche dopo il 9 luglio parte del Nord. Ma una crisi così seria appena al di sopra del confine tra Nord e Sud non può che far aumentare la tensione tra i due paesi, già oltre il livello di guardia.
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