domenica 22 gennaio 2012

Bloccate quel petrolio!




Quanto è ragionevole, per un paese la cui economia dipende al 98% dalle entrate petrolifere e che è tra i più poveri al mondo, decidere di bloccare la sua intera produzione di greggio? Poco, pochissimo. Eppure è proprio questa la decisione senza precedenti che il governo della neonata repubblica del Sud Sudan ha preso nei giorni scorsi: il consiglio dei ministri di Juba ha deliberato venerdì in favore dello stop totale all'estrazione e all'esportazione di petrolio, che dovrebbe diventare operativo tra due settimane. E che rimarrà in vigore fino a nuovo ordine, che, ha spiegato il ministro per il petrolio e le attività minerarie, Stephen Dhieu Dau, arriverà solo quando il governo del vicino Sudan, dal quale Juba si è staccata il 9 luglio scorso, accetterà “un compromesso equo”. Oppure quando il Sud Sudan avrà delle nuove infrastrutture che lo rendano indipendente da quelle sudanesi.

mercoledì 18 gennaio 2012

Sud Sudan a Radio3Mondo

Ne abbiamo parlato ieri: Luigi Spinola in conduzione, Marcelo Garcia, responsabile Africa di Intersos, ed io in collegamento telefonico. La puntata è riascoltabile qui, mentre il podcast lo trovate qui.
Buon ascolto!

martedì 17 gennaio 2012

Sudan, Mohammed Hassan Alim "Boushi" è libero

Mohammed Hassan Alim "Boushi", da mimzology.blogspot.com
Un giovane ingegnere, un attivista che, di fronte alle telecamere dei telefonini durante una manifestazione di protesta all'Università di Khartoum, attacca frontalmente uno degli uomini più potenti del Sudan, Nafie Ali Nafie, vicepresidente dello Ncp e assistente del presidente Bashir, e che pochi giorni dopo viene arrestato a casa sua, sotto gli occhi di sua madre, e sparisce per settimane: è questo Mohammed Hassan Alim, meglio conosciuto come Boushi. E mentre è in detenzione, il video del suo intervento all'università, immediatamente postato su YouTube, viene visto da più di 230mila persone, mentre la sua vicenda fa il giro di Twitter e Facebook, dove vengono aperte pagine in suo sostegno in arabo e in inglese. Vi ricorda qualcosa?

mercoledì 11 gennaio 2012

Violenze in Sud Sudan, la sfida per Unmiss


Nel mio ultimo post, ho riportato le parole esatte pronunciate dalla Rappresentante speciale del Segretario Generale dell'ONU, Hilde Johnson, sulla conferma o meno del bilancio provvisorio delle vittime degli scontri nella contea di Pibor che era circolato nei giorni prima.
Lo riporto di nuovo. Tra le altre cose Johnson qualche giorno fa ha detto che
 "al momento non siamo certi dei numeri, ma sappiamo che le aree più popolose come Pibor e Likuangole sono state ampiamente protette. Abbiamo bisogno di valutare la situazione con cura".
Sappiamo che le aree più popolose sono state ampiamente protette. A cosa si riferiscono queste parole? Chi ha protetto chi? Venendo dal capo della missione di pace delle Nazioni Unite, direi che è ovvio che si riferiscano al ruolo dei caschi blu di Unmiss. Che necessità aveva Johnson di sottolinearlo?

lunedì 9 gennaio 2012

Ancora su Pibor: un anniversario di riflessione per il Sud Sudan


A pochi giorni dagli attacchi dei lou nuer alla contea di Pibor, terra dei murle, le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie, governative e non, presenti in Sud Sudan hanno avviato una "major emergency operaration"nel Jonglei sud-orientale. "Questa operazione d'emergenza sarà la più complessa e costosa in Sud Sudan da quando il Comprehensive Peace Agrement è stato firmato nel 2005", ha detto Lisa Grande, humanitarian coordinator delle Nazioni Unite nella neonata repubblica. 


La firma del Cpa: 9 gennaio 2005. L'inizio del referendum con cui il Sud Sudan ha scelto l'indipendenza: 9 gennaio 2011. Mi fa sinceramente uno strano effetto ripensare all'immensa gioia e all'orgoglio con cui i sudsudanesi si sono recati alle urne un anno fa per scegliere il futuro del loro paese e paragonarli con le nubi scure che coprono l'orizzonte attuale del Sud Sudan.

sabato 7 gennaio 2012

Scontri tribali in Sud Sudan, solo violenza "tradizionale"?

Pubblico anche qui l'articolo scritto per Repubblica online sugli scontri dei giorni scorsi nella contea di Pibor, Jonglei orientale. Aggiungo però anche un servizio del 3 gennaio di Al-Jazeera English, in esclusiva dalla città di Pibor, perché le immagini servono sempre.


Villaggi rasi al suolo dalle fiamme, 3141 vittime, di cui 2182 tra donne e bambini e 959 uomini, decine di migliaia di bovini rubati: è questo il bilancio, ancora provvisorio, delle violenze che nei giorni scorsi hanno insanguinato la contea di Pibor, nel Sud Sudan centro-orientale. Una violenza largamente prevedibile, in realtà, ma che nessuno è riuscito a fermare: nell'ultima settimana del 2011, l'anno che ha visto la tanto attesa indipendenza del Sud Sudan, circa seimila lou nuer hanno raggiunto e attaccato diversi villaggi della contea, terra della popolazione murle, una delle molte decine che compongono il complesso mosaico etnico della nuova repubblica.