mercoledì 27 luglio 2011

Voglia di negoziato?

Così sembrerebbe, almeno a leggere le dichiarazioni degli ultimi giorni di vari alti esponenti del National Congress Party (Ncp). Qualche timido passo avanti rispetto al mio ultimo post, o almeno così pare. Ha iniziato Qutbi al-Mahdi, capo del political bureau dell'Ncp, che ha risposto positivamente alla disponibilità di Abdel Aziz al-Hilu a tornare al tavolo negoziale, ribadita in un'intervista ad As-sharq al-awsat. Ieri è stata la volta di Ahmed Haroun, il governatore del Kordofan meridionale, che, stando a quanto riporta la Reuters, ha detto che "le porte per il dialogo e la pace sono spalancate". Allo stesso tempo però Haroun ha accusato al-Hilu di essersi coordinato con i ribelli del Darfur per attaccare il governo e il suo esercito, pianificando anche, come riporta Sudan Tribune, un colpo di mano per assumere il controllo dello stato nordsudanese.
Nonostante le aperture alla possibile ripresa dei negoziati da entrambe le parti, i toni rimangono battaglieri. Difficile quindi capire se si tratti di mosse tattiche - sia la sbandierata disponibilità a trattare, sia le reciproche accuse - o di reale sostanza. I tempi sudanesi possono essere molto lunghi e i processi poco lineari, con molti stop-and-go, arretramenti e possibili deviazioni (lo spiega bene "Waging peace in Sudan", scritto da Hilde Johnson,  insider nei negoziati che hanno portato alla firma del Comprehensive peace agreement e ora inviata del segretario generale dell'Onu per il Sud Sudan). Una soluzione potrebbe essere lontana...

sabato 23 luglio 2011

Di progetti-sentinella, rapporti Onu e posizioni politiche

Il tutto riferito al Kordofan meridionale. Mea culpa, non ne ho parlato quasi per nulla nelle ultime settimane. Nell'ultimo post che avevo dedicato allo stato nordsudanese, avevo riferito della firma ad Addis Abeba di un accordo-quadro che sembrava sbloccare lo stallo tra Ncp e Splm-N iniziato con le elezioni in Kordofan meridionale a inizio maggio e proseguito con lo scoppio della crisi militare il 5 giugno.
In realtà, quell'accordo ha avuto vita breve.

#LoveFromSudan

Ho trovato solo oggi questo splendido video online. Mi ha commosso. Lo trovo bello, delicato, fatto con il cuore. Con quel cuore che, dicono molti nordsudanesi, ha pianto al momento dell'indipendenza del Sud. Ma il legame rimane, "we are all Sudanese, no matter what borders say", dice uno dei cartelli mostrati nel video da una ragazza nordsudanese. 


Al di là delle mosse, dei calcoli e delle divergenze della politica, c'è anche questo. Per fortuna. Anche se probabilmente molti sudanesi, sia a Nord che a Sud, non ne sono consapevoli.

giovedì 14 luglio 2011

Goodbye Juba

Sono in partenza, ma prima di prendere l'aereo e lasciare il Sud Sudan voglio fare un ultimo breve post targato Juba.
In questi giorni la vita sta tornando alla normalità in città, anche se si vedono ancora molte bandiere sudsudanesi in giro, se l'orologio sul round-about all'entrata della città continua a fare le congratulazioni al nuovo stato e via dicendo. Tornare alla normalità in realtà è una frase che descrive la situazione fino a un certo punto, visto che siamo ormai in uno stato diverso da quello dell'altra settimana. Quindi ci sono tutta una serie di cose da fare per rendere questa separazione dal Sudan una realtà anche nelle cose di ogni giorno. Nei giorni scorsi il governatore della nuova banca centrale del Sud Sudan ha annunciato che la nuova moneta sudsudanese inizierà a circolare dalla prossima settimana. Anche in Sudan si cambierà moneta. Trovate qualche dettaglio in più in questo articolo che ho fatto per il manifesto.

Mi dispiace partire. Ma in questo momento devo andare. Spero di poter tornare presto, veder nascere uno stato, questo stato, è particolarmente emozionante. E, al di là delle proclamazioni ufficiali, sarà un processo lungo.
Prima di lasciare Juba, vi segnalo anche un altro articolo che ho scritto per Limes. Parla di altro, di Unione Africana e Libia, ma introduce degli elementi per così dire continentali, alcuni dei quali possono essere spunti interessanti anche per riflessioni sui due Sudan. E su cui magari cercherò di tornare in qualche altro post...

domenica 10 luglio 2011

Il giorno dopo la festa

Le celebrazioni per l'indipendenza del Sud Sudan si sono concluse, nel migliore dei modi. E' stata una giornata molto bella, soprattutto perché è stata senza ombra di dubbio la festa dei sudsudanesi, una grande giornata di gioia e di partecipazione per la gente comune. Certo, c'erano i capi di stato e di governo di molte nazioni, africane e non, c'erano Ban Ki-moon, lady Ashton, Jean Ping a rappresentare Nazioni Unite, Unione Europea e Unione Africana. E c'erano Bashir e tutti i leader dei partiti politici settentrionali, da Sadiq al-Mahdi a Hassan al-Turabi.

sabato 9 luglio 2011

Welcome Republic of South Sudan!

The newest country in the world was born today. An amazing and emotional day of joy and feast for all: common citizens, foreign journalists, Sudanese (Northern and Southern) political leaders, foreign guests and dignitaries.
Parties began last night in Juba's streets, with thousands of people going around in cars or on foot, with flags, drums, songs. Today was the officialdom day, with the celebrations held at the Mausoleum of John Garang, at the presence of Salva Kiir Mayardit, president of South Sudan, and Omar Hassan al-Bashir, president of Sudan. And dozens of heads of state and government from all other the world.
Tomorrow all the challenges the new nation will have to face will become real, but today there has been room for joy and celebration only. Welcome South Sudan!

venerdì 8 luglio 2011

Meno uno

Ormai ci siamo quasi. Oggi sarà già una giornata frenetica: i pass speciali per assistere alle celebrazioni di domani si possono ritirare solo questa mattina. E sempre oggi si capirà il piano del traffico per il weekend, chi come e dove si potrà circolare. Speriamo che le autorità si rendano conto che 1. i giornalisti devono potersi muovere liberamente 2. che non tutti i giornalisti hanno auto con autista, molti si muovono con mezzi pubblici o di fortuna.
Intanto, alcune delegazioni straniere hanno iniziato ad arrivare, anche se il grosso è atteso per domani. A meno di 24 ore dall'ora X, sembra che in realtà ci siano ancora un bel po' di cose da fare. Ma forse è solo una mia impressione. Per chi volesse leggere qualcosa di più, sul sito di Lettera22 ci sono due miei articoli usciti oggi su il manifesto.

martedì 5 luglio 2011

Nuovo stato, vecchie sfide

Posto qui l'articolo sul Sudan che ho scritto per il nuovo volume di Limes, appena uscito, dedicato alle "(Contro)rivoluzioni in corso".


Domenica 5 giugno, verso sera, le agenzie di stampa battono una notizia: colpi d'arma da fuoco sarebbero stati sentiti a Um Dorein, nello stato nord-sudanese del Kordofan meridionale. Il giorno dopo, notizie di combattimenti arrivano anche da Kadugli, la capitale dello stato che include entro i suoi confini i Monti Nuba. In entrambe le città sarebbero in corso degli scontri tra le Forze armate sudanesi (Sudan armed forces, Saf) e i soldati dell'Esercito per la liberazione popolare del Sudan (Sudan people's liberation army, Spla). Ovvero l'ex esercito ribelle sud-sudanese, diventato dopo il trattato di pace (Comprehensive peace agreement, Cpa), firmato nel gennaio 2005 a Nairobi, l'esercito regolare del Sud Sudan. 

venerdì 1 luglio 2011

Meno otto

Che non è la temperatura di Juba, naturalmente. Otto sono i giorni che mancano alla proclamazione dell'indipendenza del Sud Sudan. Una settimana e una manciata di ore, ormai. E che succede in città?