domenica 29 aprile 2012

L'Africa e la stampa italiana


Siamo alle solite. "Africa, attacchi contro i cristiani", "Africa, nuova offensiva contro i cristiani" e "Africa, bombe contro i cristiani" sono gli attuali titoli di apertura dei principali quotidiani italiani, come si vede dalle immagini. Onestamente mi sembrano vergognosi. A leggerli, di primo acchito vien da pensare che le comunità cristiane di ogni denominazione, ordine e grado siano sotto attacco in tutto il continente, quasi un'offensiva coordinata contro le Chiese dal Mediterraneo al Capo di Buona Speranza. Invece si tratta di attacchi diversi per modalità e ampiezza (una bomba sotto un altare, pare, in una chiesa di Nairobi, in Kenia, e spari durati a lungo durante la messa in un campus universitario a Kano, nel nord della Nigeria), accaduti a diverse migliaia di chilometri di distanza, che potrebbero avere matrici politiche - naturalmente diverse - ma potrebbero anche essere stati causati da altro (pensate alle varie carneficine nei campus universitari negli States...).

Quanto accaduto a Nairobi e a Kano è grave, ma sarebbe ugualmente grave se si fosse trattato di comunità musulmane o di qualsiasi altra religione oppure di raggruppamenti politici o della società civile. Se così fosse stato, probabilmente i nostri quotidiani non li avrebbero neanche notati. Come quasi non hanno notato la ripresa degli scontri tra Sudan e Sud Sudan, per non parlare del conflitto in corso ormai quasi da un anno all'interno dei confini sudanesi, in Kordofan meridionale e nel Nilo Azzurro. O come hanno passato quasi sotto silenzio la notizia della condanna di Charles Taylor, ex presidente della Liberia, per crimini di guerra e contro l'umanità da parte del Tribunale speciale per la Sierra Leone. Una notizia che è stata l'apertura dei siti della BBC e di Al-Jazeera English per buona parte della giornata di giovedì, ma che sui quotidiani italiani è passata quasi inosservata.


Con tutto il più che dovuto rispetto per le vittime di Nairobi e di Kano, gli attacchi di oggi potrebbero (e speriamo sia così!) essere casi isolati e fine a se stessi. Sensazionali, forse, ma senza le conseguenze di media o purtroppo lunga durata che altre crisi, situazioni e notizie africane possono avere. Certo, questi casi sono più difficili da capire e spiegare, magari sfuggono al solito semplicistico schema dei buoni-contro-cattivi, ma potrebbero avere ripercussioni che vanno ben oltre l'evento strettamente locale, ripercussioni che potrebbero addirittura riguardarci direttamente.

E non si tratta neanche di mia personale fissazione con l'Africa, che peraltro ammetto senza problemi. Lo stesso discorso può essere esteso a buona parte del resto del mondo, compresi molti paesi europei. Pare davvero che questo paese non sappia guardare oltre il proprio naso. Anzi, oltre il proprio ombelico. E che il tentativo, spesso complesso, di comprensione e di analisi non interessi a nessuno. Nemmeno, ed è forse l'aspetto più drammatico, ai cosiddetti decisori politici. Continuiamo pure ad ascoltare le voci al telefono delle varie Minetti, Ruby & co. o a guardare le foto della Rusic in bikini a Miami, che tutti i quotidiani propongono da mesi a cadenza poco più che settimanale. Quelle sì che ci riguardano da vicino!

PS: Le vicende sudanesi continuano a essere molto preoccupanti. Ci sarebbero varie riflessioni da fare. Domani, in sha'Allah. 

3 commenti:

  1. Una dozzina di anni fa un amico si trovava a girare un documentario in Mozambico. E per caso si trovò nel mezzo di una alluvione disastrosa che aveva proiettato per qualche giorno quel paese sui media occidentali. Mi ricordo che ne parlava la CNN, la BBC, e mi immagino anche i vari altri grandi circuiti internazionali.

    Avendo girato un po' di immagini provò a chiamare qualcuno in Rai, con cui si era trovato a collaborare in precedenza, per proporre loro un po' di materiale. La risposta fu "lascia perdere, sai l'Africa non tira...". Credo che le cose non siano cambiate molto da allora.

    La questione penso sia tutta legata alla abitudine italiana di considerare le questioni internazionali politica estera come una prosecuzione della politica interna, percui non funziona neanche il concetto utilitarista di "interesse nazionale" che caratterizza l'azione di altri paesi occidentali.

    Che fare? forse occorre dimostrare che oltre ai principi di giustizia che ci dovrebbero muovere sempre, passa anche dalla risoluzione dei conflitti africani uno sviluppo più sostenibile per tutti.

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  2. Non solo la situazione non è cambiata, forse è pure peggiorata. La miopia italiana è veramente frustrante...

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  3. Sono pienamente d'accordo con entrambi e comunque una terra come l'Africa non dovrebbe essere segnata in quel modo... nel mio blog dedicato al periodo coloniale italiano sto cercando di muovermi anche nella direzione di un'Africa di guerra e delle vicende che ancora oggi fanno pensare.

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