mercoledì 11 gennaio 2012

Violenze in Sud Sudan, la sfida per Unmiss


Nel mio ultimo post, ho riportato le parole esatte pronunciate dalla Rappresentante speciale del Segretario Generale dell'ONU, Hilde Johnson, sulla conferma o meno del bilancio provvisorio delle vittime degli scontri nella contea di Pibor che era circolato nei giorni prima.
Lo riporto di nuovo. Tra le altre cose Johnson qualche giorno fa ha detto che
 "al momento non siamo certi dei numeri, ma sappiamo che le aree più popolose come Pibor e Likuangole sono state ampiamente protette. Abbiamo bisogno di valutare la situazione con cura".
Sappiamo che le aree più popolose sono state ampiamente protette. A cosa si riferiscono queste parole? Chi ha protetto chi? Venendo dal capo della missione di pace delle Nazioni Unite, direi che è ovvio che si riferiscano al ruolo dei caschi blu di Unmiss. Che necessità aveva Johnson di sottolinearlo?

Ce l'aveva eccome. Perché Unmiss ha una base a Pibor e un'altra ad Akobo, capoluogo del territorio dei lou nuer, ma sono quasi sempre vuote. C'erano, ed erano vuote, anche quando Unmiss era Unmis, la missione di peacekeeping creata sulla base del Cpa, con un mandato che copriva l'intero Sudan unitario. Quando a fine giugno - quindi prima dell'indipendenza del Sud Sudan - i lou nuer avevano attaccato la contea di Pibor, amici che frequentano l'area mi avevano già parlato di un compound bello e con il generatore che va sempre, ma sostanzialmente deserto.

In un certo senso, la stessa Unmiss ha implicitamente confermato di non aver finora avuto una presenza costante sul terreno, nei compound che già esistevano, quando qualche giorno fa ha detto che, vista la situazione, i caschi blu rimarranno in modo permanente nelle contee più fragili e instabili dello stato di Jonglei. In effetti nell'ultima settimana del 2011, mentre i lou nuer si preparavano ad attaccare di nuovo, sia lo Spla che Unmiss avevano mandato rinforzi a Pibor.

Current (30 November 2011)

  • 5,528 total uniformed personnel:
    • 4,914 troops
    • 168 military observers
    • 446 police
  • 706 international civilian personnel*
  • 1,056 local civilian staff*
  • 223 United Nations Volunteers

Questi i numeri di caschi blu per tutto il paese, presi dal sito della missione. Il personale militare per il momento è di 5528 persone, dovrebbero arrivare in tutto a 7000. E la maggioranza è e sarà - giustamente - impegnata lungo il confine Nord-Sud. Quanti potranno mai essere stati mandati a Pibor? Qualche decina? Forse addirittura qualche centinaio (ma ne dubito - ovviamente qualsiasi dato certo è ben accetto)? Tutte le news hanno riportato che i lou nuer che hanno attaccato la contea di Pibor erano circa seimila. 6000. Ok, forse il numero è sovrastimato, ma la sproporzione tra peacekeepers e raiders è notevole.


E' quindi inevitabile che, di fronte alle cifre stellari del bilancio reso noto dal commissioner di Pibor (i numeri in dettaglio nell'immagine qui a fianco), Johnson abbia voluto ribadire: 1) che Unmiss non è in grado di confermare, per il momento, le cifre; 2) che le aree più popolose "sono state ampiamente protette".
Non dubito che i caschi blu abbiano fatto del loro meglio per proteggere la popolazione, sia ben chiaro. Però i numeri sono quelli che sono, anche per loro si tratta di una sfida tutta in salita.

Tant'è vero che i murle hanno già attaccato la contea di Akobo in risposta agli attacchi dei lou nuer. Per ora il commissioner di Akobo ha parlato di 24 vittime. Oggi Sudan Tribune dice che ieri ci sono stati scontri anche accanto al compound di Unmiss nella città. Probabilmente senza i caschi blu le cifre sarebbero ancora maggiori. Ma pare evidente che la sola risposta militare non può bastare a interrompere il circolo vizioso delle violenze.
Che ne pensate?


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