mercoledì 15 giugno 2011

Che fine ha fatto l'Africa su Repubblica?

Condivido il testo dell'email che l'antropologa Giusy Muzzopappa ha inviato alla redazione di Repubblica.it e al suo direttore, Vittorio Zucconi. Con due precisazioni/commenti:

1. Nessuno nega che "Mondo Solidale" sia una bella rubrica, con meriti e ragion d'essere, perchè tratta temi che difficilmente sono in evidenza altrimenti. Ma l'Africa, come dice giustamente Giusy, è molto di più della cooperazione e dell'emergenza, che peraltro rischia di diventare un altro modo per guardarci l'ombelico: organizzazioni internazionali, governative e non, del Nord che aiutano (e lo fanno sul serio, eh, neanche questo è negabile) il Sud del mondo.
2. Il problema di come (con quale linguaggio, con quanta frequenza, con quale attenzione, ecc. ecc.) l'Africa è trattata non riguarda certo solo Repubblica in cartaceo e Repubblica.it, ma praticamente tutto il mondo dei media mainstream italiani. Anzi, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, almeno Repubblica.it ha "Mondo Solidale"...

Ed ecco il testo della lettera:

Gentile direttore,
sono un po' perplessa dalla scelta fatta nella versione online del quotidiano La Repubblica di espellere le vicende del continente africano dalla sezione "esteri" e relegarle a quella "mondo solidale". Naturalmente non quando si tratta di Libia o di primavere arabe, ma il Nordafrica in qualche modo è già da tempo considerato "non Africa". Parlo dell'Africa sub-sahariana, quell'immenso continente dove accadono fatti - non solo guerre, badate bene, né catastrofi o genocidi - di rilevanza spesso mondiale che fatico a inquadrare nella categoria di "mondo solidale", che istintivamente rimanda a questioni legate alla cooperazione, agli aiuti umanitari, alla solidarietà, ma non a questioni relative invece alla geopolitica, all'economia, alla finanza. In questo momento i primi due articoli nella suddetta rubrica parlano di Sud Sudan e di Somalia: certo, il focus sono i conflitti nei due paesi, ma parlandone in un rubrica che si occupa al tempo stesso di cooperazione, assistenza, volontariato ecc. l'impressione che se ne ricava è che l'approccio alla gestione e all'eventuale soluzione a queste vicende è e può essere soltanto umanitario. Ci sono dei conflitti in atto? Si mobiliti la Croce Rossa o le Ong, e non una parola sulle questioni politiche, su cosa determini questi conflitti, sulle posizioni della "comunità internazionale" al riguardo, su negoziati o contatti diplomatici in corso. Si parla solo di assistenza post-catastrofe.
Un quotidiano come il vostro dovrebbe fare più attenzione a questi aspetti: nei grandi quotidiani internazionali le pagine esteri includono tutto il mondo, e quando si parla di assistenza o cooperazione lo si fa allo stesso modo, che si tratti di Fukushima o di Mogadiscio. L'Africa, caso mai non ve ne siate accorti, non è una terra incognita dove succedono disastri e chissà come continua a non sparire dalla faccia della terra. E' un continente afflitto sicuramente da tanti problemi, molti dei quali dovrebbero interpellarci da vicino - e penso al caso somalo - ma anche assolutamente dinamico, diversificato e soprattutto presente sullo scacchiere geopolitico mondiale. Non accorgersene o ignorarlo significa perpetuare un modo miope, provinciale e nord-centrico di fare informazione.
Cordiali saluti
Giusy Muzzopappa


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