martedì 21 febbraio 2012

La "clausola gravidanza" e la risposta della Lei


E' passato un giorno, i sindacati sono "insorti" (ma finora dov'erano??) e il direttore generale Lei ha risposto dicendo che l'azienda non ha alcuna difficoltà a cancellare la clausola. Leggere la sua risposta come riportata dai giornali mi ha fatto arrabbiare ancora più della clausola in questione.
Dice la Lei: 
"I cosiddetti precari della Rai sono i collaboratori legati all'Azienda da contratti di lavoro subordinato a tempo determinato e godono, tutti, delle tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori, quelle riferite alla maternità incluse. Al riguardo, giusto per evidenziare l'atteggiamento della Rai nei confronti del precariato, val la pena di aggiungere che la Rai è stata se non la prima, tra le prime aziende ad assicurare stabilità ai precari, garantendo loro un numero di mesi minimo di lavoro all'anno, nonché l'assunzione a tempo indeterminato al maturare di determinati requisiti temporali. ... Vi sono, poi i lavoratori autonomi, che, invece, non godono delle tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori, evidentemente per la scelta del legislatore, e non certo della Rai, di regolare in modo diverso le due tipologie contrattuali. I contratti di lavoro autonomo hanno, da sempre, previsto clausole che regolano la impossibilità di proseguire il rapporto, sia per causa del lavoratore che per causa dell'Azienda, con previsione, solo per quest'ultima, di una somma risarcitoria da versare al collaboratore in caso di recesso anticipato."
Che non sia decisione della Rai non garantire tutele ai lavoratori autonomi è vero. Ma è senz'altro decisione della Rai offrire/imporre contratti da lavoratori autonomi, con partita Iva, a migliaia di uomini e donne che invece di fatto lavorano per l'Azienda a tempo pieno o quasi. Stabilire un rapporto di lavoro autonomo con chi, come me, conduce delle trasmissioni solo per determinati periodi, con un impegno di poche ore nei giorni prefissati, può starci. Ma che ci dice la Lei di tutti quelli che lavorano nelle redazioni, per le loro buone otto ore al giorno, cinque giorni alla settimana, per nove o dieci mesi all'anno (non tutto l'anno perché siamo obbligati alla fatidica "pausa contrattuale")? E dei compensi che di anno in anno vengono abbassati, da anni?

Dalla mia esperienza, solo chi è "entrato" in Rai molti anni fa ha avuto veri contratti di lavoro subordinato a tempo determinato e, dopo una decina d'anni, si è guadagnato sul campo l'assunzione a tempo indeterminato. Ma conosco un buon numero di redattori che mandano avanti intere trasmissioni sulla base di contratti simili in tutto e per tutto ai miei. Quindi con partita Iva, senza nessuna tutela, come se fossero lavoratori autonomi che invece non sono. 
Mi ripeto: alla fin fine la cosiddetta "clausola maternità" è il meno... 

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